"Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio, o si fanno la guerra o si mettono d’accordo"

Paolo Borsellino

SPORTELLO SOS GIUSTIZIA

SPORTELLO SOS GIUSTIZIA

Giovanna Montanaro e “La verità del pentito”

L’antimafia non può essere composta solo di attivismo, alla base delle nostre azioni deve esserci lo studio dei fenomeni criminali per conoscerli e, soprattutto, riconoscerli. Ed è proprio da questa esigenza che nasce la presentazione del libro di Giovanna Montanaro dal titolo “La verità del pentito”. Giovanna Montanaro, sociologa, collabora come ricercatrice con Libera ed è stata consulente della Commissione Stragi e della Commissione parlamentare antimafia. In questa sua ultima opera, l’autrice si sofferma sul fenomeno del pentitismo con una lunga intervista a Gaspare Spatuzza, boss mafioso agli ordini dei fratelli Graviano, autore di numerosi omicidi e di reati che vanno dalle estorsioni alle rapine. Nel 2008, però, decide di iniziare a collaborare con i magistrati con ricostruzioni dettagliate, e puntellate da particolari riscontrabili, che spazzano via la verità ribadita in tre gradi di giudizio e ne portano alla luce una nuova, che completa o rettifica il quadro degli attentati di Firenze, Milano e Roma e riscrive intere pagine del processo per l’assassinio di Paolo Borsellino.
Nel libro viene affrontato il percorso di pentimento di Gaspare Spatuzza e le novità portate dallo stesso alla ricostruzione delle stragi mafiose del ’92 e del ’93. Un contributo fondamentale che aiuta a far chiarezza su uno dei periodi più bui della storia italiana. Un’occasione importante per tutti noi, per riflettere su ciò che siamo stati e su ciò che siamo e per accrescere le nostre conoscenze su temi cruciali nella lotta alle mafie.

La presentazione del libro di Giovanna Montanaro si terrà domani, Martedì 28/10/2014, alle ore 18 nei locali della Pizzeria “Vecchia Napoli” sita in Via Alcide De Gasperi, 136 – Afragola (NA). Alla presentazione parteciperanno, tra gli altri, il Sindaco di Afragola, Domenico Tuccillo, gli assessori Salvatore Iavarone ed Alessandro Salzano, la referente del Presidio Afragola-Casoria, Maria Saccardo, il pubblico ministero Giovanni Corona e tanti altri ospiti che discuteranno insieme all’autrice.

Inutile sottolineare che ci aspettiamo una partecipazione massiccia da parte della cittadinanza ad un evento a così forte impatto sociale e culturale.


Presidio Libera Contro le Mafie Afragola/Casoria



Approvato il regolamento per l'assegnazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata

Era dura ed è stata davvero dura. Ci son voluti 9 mesi per far nascere ( è proprio il caso di dirlo) il regolamento per l'assegnazione dei beni confiscati. Ritenevamo fosse necessario che il Comune di Afragola adottasse questo strumento per disciplinare perfettamente l'assegnazione dei tantissimi beni confiscati in suo possesso. Permettere che quei beni nati dall'offesa, dallo spregio delle regole, da atti criminali vengano restituiti alla collettività e che siano valore aggiunto per la collettività. Dicevamo che è stata dura ma sentiamo anche il dovere di ringraziare chi ha creduto come noi che fosse possibile diventare avanguardia su questi temi. E allora grazie all'amministrazione comunale di Afragola con a capo il Sindaco Domenico Tuccillo, all'assessore Salvatore Iavarone ma soprattutto grazie al consigliere dei Giovani Democratici, Giovanni Tuberosa, che sin dall'inizio si è preso la grossa responsabilità di portare avanti l'iter del regolamento. E allora lasciateci dire che oggi, mentre relazionava sul regolamento in Consiglio Comunale, non abbiamo potuto trattenere l'emozione per un obiettivo che spesso ci è sembrato fin troppo lontano. La dedica poi ai tanti che hanno perso la vita per le battaglie sul confine dell'antimafia ci ha davvero ricordato che non con i consigli ma con l'esempio si cambiano le cose. Ora però l'obiettivo sarà quello di attuare il regolamento e far si che tutti i beni possano essere gestiti correttamente.
Dopo essere riusciti a liberare il frutteto "ex masseria Magliulo" e aver approvato il regolamento non ci resta che festeggiare. E allora, insieme all'Amministrazione comunale, siamo felici di poter invitare tutta la cittadinanza all'evento che si terrà Venerdì 25 Luglio dalle ore 18 e 30 presso l'ex masseria Magliulo, alle spalle di Leroy Merlin.
 

Il 25 Luglio LIBERIAMO IL BENE ad Afragola

In Egitto, la pèsca era sacra ad Arpocrate dio dell'infanzia e per noi infanzia è sinonimo di bellezza, di vita e soprattutto di futuro. La pensano così anche gli attivisti di Libera Afragola-Casoria che nei giorni scorsi hanno distribuito 4 quintali di pesche alla cittadinanza e almeno il doppio a Parrocchie, mense e associazioni di volontariato del territorio, prodotte su un bene confiscato al clan Magliulo nel 1994.

 

Sono passati venti anni e il pescheto, fino a qualche giorno fa, era occupato impropriamente al punto che continuava la produzione di pesche. Ma la scorsa settimana il pescheto è stato "liberato" e i frutti sono stati distribuiti alla collettività per riscoprire i sapori della terra e della speranza. 

 

 

Il Presìdio “Gerardo D’Arminio” di Libera Afragola-Casoria  ha lavorato anche alla Campagna Riparte il Futuro (“braccialetti bianchi”  lo stesso Sindaco di Afragola, l’Assessore all’Ambiente e un Consigliere Comunale) e collabora da tempo, con L’Amministrazione Comunale, nella costruzione di un bando pubblico al fine di procedere all'assegnazione dei beni per il riutilizzo sociale.

 

Oltre alla distribuzione dei frutti di una terra che era "arida" e che ora può trasformarsi in coltivazione di impegno e lavoro, Libera ha collaborato a costruire in modo partecipato il regolamento per l'assegnazione degli altri beni confiscati e non affidati.

 

Ora serve un'azione collettiva capace di dare forza alla cittadinanza impegnata nel contrasto alla camorra e all'impegno di Libera sul territorio, in particolar modo a quello profuso per liberare i beni confiscati.

 

Per questa ragione Libera Afragola-Casoria promuove: RIPARTIAMO DAL “BENE” , una mobilitazione generale, il 25 luglio, dalle ore 18.00 in Località Cantariello sul bene liberato, un evento che vede coinvolte associazioni, cooperative sociali, cittadini, gestori di beni confiscati per dimostrare ancora una volta che il NOI vince.

 

Per queste ragioni chiediamo ai Presìdi di Libera Campania, ai gestori di beni confiscati, alle associazioni, alle cooperative e ai singoli soci aderenti alla nostra rete di partecipare attivamente a questa manifestazione. Non è solo portare la propria solidarietà e il proprio impegno, ma lanciare il segnale che restituiamo a tutti i nostri territori, che non ci rassegniamo allo sgomento e al degrado ma che insieme possiamo vincere questa battaglia.
 

Pesche della legalità

Con quelle regalate stasera alla cittadinanza, sono stati distribuite tra parrocchie, mense e cittadini più di 300 kili di pesche provenienti dal bene confiscato al clan Magliulo nei pressi di Leroy Merlin. Un qualcosa di storico che si aggiunge alla notizia di oggi dell'approvazione in giunta del Regolamento per l'assegnazione dei beni confiscati. Siamo davvero felici, soprattutto di poter condividere queste vittorie con moltissime persone. Il Comandante della Polizia Locale Afragola, Luigi Maiello, Vincenzo Fusco per aver ospitato le casse di pesche in questi giorni, gli scout, i ragazzi di Legambiente Afragola e davvero tutti tutti tutti quelli che ci sono stati, senza escludere nessuno.
Non ci fermiamo qui però e vi preannunciamo che per fine luglio ci sarà una grossa festa sul bene confiscato! Chi volesse dare una mano, quindi, è ben accetto!
Infine, vorremmo salutarvi con il testo che abbiamo preparato e consegnato insieme alle pesche.
" Restituire alla collettività i beni sottratti alla camorra è da sempre il nostro obiettivo. E’ indispensabile considerare i beni confiscati alla camorra come beni comuni il cui riutilizzo a fini sociali è fondamentale per ridare alla collettività e, quindi a tutti noi, le risorse che ci erano state sottratte. I beni confiscati alla criminalità organizzata costituiscono una concreta e consistente risorsa per il territorio, un'opportunità di sviluppo e di crescita civile. E’ arrivato il momento di trasformare i frutti derivanti da attività criminali in frutti di legalità. I beni confiscati possono essere riutilizzati da cittadini attivi che si prendono cura dei beni comuni, producendo a loro volta altri beni comuni. Pensiamo ad un immobile confiscato e destinato a spazi associativi, che, attraverso la musica, la cultura, lo sport, il teatro, il cinema, l'arte, il volontariato, l'associazionismo, crea coesione sociale, diffonde la cultura della legalità, offre spazi alternativi e sottrae giovani alla strada. Un terreno confiscato coltivato da giovani e/o disoccupati, che proprio grazie a questo bene comune possono avere un lavoro che gli garantisca una vita migliore.
E allora, la distribuzione gratuita di queste pesche, provenienti dal frutteto confiscato al clan Magliulo nei pressi di Leroy Merlin, significa voltare pagina, rifiutare per sempre l’oppressione criminale, riappropriarsi di ciò che la camorra avidamente ha sottratto a tutti noi. Una nuova primavera per Afragola può partire da ciò, con la vicinanza delle Istituzioni e la forza di volontà di ogni singolo cittadino per sentirsi tutti protagonisti del cambiamento".








Liberi nella legalità

 
Finalmente ci siamo! Agli amici casoriani e non, comunichiamo che il 26 Giugno dalle ore 16 prenderà il via a Largo San Mauro una grande manifestazione. Per la prima volta, una grandissimo numero di associazioni, cooperative e singoli cittadini scelgono di stare insieme. Tutto questo con la presenza costante dell'Amministrazione. Da qui si parte per un percorso che vedrà la nascita un tavolo permanente di discussione sui problemi legati alla sicurezza e alla legalità.
Il 26 Giugno ci saranno punti informativi delle varie associazioni, spettacoli teatrali e musicali. In mezzo, la Santa Messa celebrata nella Basilica di San Mauro in ricordo di tutte le vittime innocenti della camorra. Diffondete il messaggio, ditelo a tutti e partecipate! Se cercate informazioni non esitate a contattarci. Sentitevi tutti partecipi di questa grande scommessa!

Afragola, spariscono due lecci dedicati a vittime innocenti della camorra - Repubblica.it


Sradicati due alberelli dedicati a vittime innocenti di camorra. E' accaduto ad Afragola tra Pasqua e il 25 aprile. Ignoti hanno fatto sparire i due lecci piantati dall'associazione "Libera" nel 2011 nelle aiuole davanti al megastore Ikea in memoria del maresciallo dei carabinieri Gerardo D'Arminio, ucciso nel 1976 dal clan Moccia davanti al figlioletto di 4 anni, e dell'operaio Rosario Flaminio, ucciso nel 1988 con i colleghi Alberto Vallefuoco e Salvatore De Falco per uno scambio di persona. E' sparita anche la targa dedicata al carabiniere impegnato nella lotta alla mafia, mentre quella dedicata a Flaminio è stata ritrovata poco distante dalle aiuole. Sul caso indagano i carabinieri, gli autori del gesto "potrebbero essere gli stessi che hanno vandalizzato la vicina sede di Legambiente" denuncia l'associazione Libera. "Attendiamo l'esito delle indagini - prosegue la responsabile di Libera Afragola, Maria Saccardo - Non crediamo a una semplice bravata poiché gli alberi non sono stati ritrovati ed è sparita solo la targa del maresciallo D'Arminio, personaggio al quale nelle settimane scorse abbiamo cercato di ridare visibilità per l'impegno profuso contro le mafie. Potrebbe essere un segnale". La rabbia è tanta perché "spesso si cerca non solo di vanificare ma anche di ridicolizzare il nostro lavoro - conclude la Saccardo - Siamo in un territorio complicato e nonostante gli incontri nelle scuole non riusciamo a farci sentire:  quando parliamo di legalità sembra di lottare contro muri d'acciaio"

Fonte: http://napoli.repubblica.it/cronaca/2014/04/26/foto/afragola_spariscono_due_lecci_dedicati_a_vittime_innocenti_della_camorra-84499340/1/#1
 

Che fine hanno fatto?

Forse ricorderete che il 21 Dicembre 2011 piantammo, nei pressi dell'Ikea, due alberi in memoria del Maresciallo Gerardo D'Arminio e di Rosario Flaminio, entrambi vittime innocenti di camorra.
 
Ebbene, quei due alberi non ci sono più e insieme a loro sono scomparse anche le targhe che ricordavano in memoria di chi fossero stati piantati. Che fine hanno fatto? E' da quando abbiamo fatto questa scoperta che non riusciamo a darci un risposta. Che fastidio davano due alberi e due targhe? E a chi davano fastidio? E come è stato possibile far scomparire tutto ciò in una zona frequentata e sorvegliata? Vogliamo risposte, la memoria delle vittime innocenti della camorra non può essere vilipesa in questo modo. Confidiamo nella sensibilità di tutto voi, delle forze dell'ordine e della stampa per non far calare il silenzio su questa storia davvero triste.



 

“Memoria e Mutamento. La ricerca di una Legalità possibile” Biblioteca Comunale di Afragola Via Firenze 33 20 Marzo ore 10:00






“Memoria e Mutamento. 
La ricerca di una Legalità possibile”
Biblioteca Comunale di Afragola Via Firenze 33 
 20 Marzo ore 10:00

Gli studenti delle scuole superiori di Afragola e Casoria 

presenteranno i lavori svolti relativi al tema della legalità

INTERVENGONO 

Fabio GIULIANI Libera Campania "Responsabile                 per i Beni Confiscati"

Maria SACCARDO Referente Libera Afragola -            Casoria Presidio"Gerardo D'Arminio"

Susy  CIMMINIELLO Familiare vittima innocente                   della camorra

Antonia  SICA Familiare vittima innocente della                camorra

Giuseppe FLAMINIO Familiare vittima innocente                    della camorra



A SEGUIRE I  LAVORI CHE VERRANNO PRESENTATI PER 
CIASCUN ISTITUTO

1 Liceo “Filippo Brunelleschi”- Legalità e Cittadinanza Attiva

2 ITSG “C.A. Dalla Chiesa” - Progettazione del Giardino della Legalità

3 Liceo “Gandhi” - Figura ed Opera di Pio La Torre

4 ISS “Sandro Pertini” - Don Peppe Diana. A venti anni dal suo assassinio

5 ITS “Emilio Sereni” - Legge 109/96 (Riutilizzo Sociale dei Beni Confiscati)

6 ISIS “Andrea Torrente” - Regoliamoci. Dire, fare…giocare. Il gioco sporco


liberafragolacasoria@libero.it

uff.stampa: 3204144079




PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE FESR "Sicurezza per lo sviluppo Obiettivo Convergenza 2007- 2013 "Giovani, Legalità, Cittadinanza e Partecipazione" 3°Forum dei Giovani Compostaggio. una realtà possibile


















PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE FESR "Sicurezza per lo sviluppo Obiettivo Convergenza 2007- 2013
"Giovani, Legalità, Cittadinanza e Partecipazione"
3°Forum dei Giovani
Compostaggio. una realtà possibile

Centro You & Me
Rione Salicelle - Afragola, 19 Marzo 2014
dale ore 15.30 alle 17.00

PROGRAMMA
- Ore 15.30 
Proezione Documentario "Compostaggio : una realtà possibile"

- Ore 16.15
Discussione sul tema "Compostaggio una realtà possibile"

Incontro cona

Maria SACCARDO  Referente Libera Afragola - Casoria presidio "Gerardo D'Arminio


Andrea VALENTINO Regista del documentario

Organizzatori
Centro You & Me
di Scafati (SA) e Afragola (NA)












GIORNI DI SPERANZA




















GIORNI DI SPERANZA

La vita del “volontario” è una vita dura, impegnativa, di sacrificio ma anche piena di improvvise soddisfazioni.

terra dei fuochi ma anche per raccontare le storie di chi non si arrende, di chi lotta quotidianamente contro la camorra, di chi cerca di sperimentare un nuovo modello di economia che sia inclusivo e non esclusivo. Un intero racconto collettivo a più voci che ha abbracciato tantissimi temi, tantissime persone e tantissimi luoghi.

E allora ci va di ringraziare ogni persona che ha partecipato a tutto ciò: Francesco e Marialaura di Libera Caserta e Comitato don Peppe Diana, Peppe Pagano e tutto la Nuova Cucina Organizzata, i ragazzi dell’associazione TalitàKum e del forum dei giovani di Caivano,
Fabio Giuliani e Simona di Libera Napoli per la lezione al Centro di documentazione contro la camorra, le ragazze della bottega dei Sapori e dei Saperi di Libera, Giuliano Ciano e tutti i ragazzi della Fattoria “Fuori di zucca”, i ragazzi dell’ITC “Emilio Sereni” di Afragola e infine, per un mero ordine cronologico,
Padre Maurizio Patriciello. Mancherà qualcuno, che anche se non direttamente, ha contribuito a tutto ciò, anche a loro va il nostro ringraziamento. Ovviamente c’è stato anche il tempo per mangiare una buona pizza e per fare un piccolo giro di Napoli alla scoperta delle tante meraviglie.
Capitolo a parte per gli studenti, i veri attori protagonisti di questo viaggio. Non capita spesso di avere di fronte ragazzi così motivati. Si è abituati, di solito, ai famosi “viaggi d’istruzione” dove i ragazzi scappano dalle cose più impegnative. E, invece, non è stato cosi.
Questo anche grazie ai professori che hanno saputo come motivarli. Grazie ragazzi, non immaginate quanto abbiate donato voi a noi. Dai momenti più intensi alle tante risate fatte insieme. Che il bisogno di conoscenza e sapere non si esaurisca mai dentro di voi. Buona fortuna e a presto, ragazzi!

Fonte: www.liberaafragolacasoria.acm.blogspot.com 12 Marzo 2014





Stay tuned! ;) Libera Contro le mafie Afragola - Casoria presidio Gerardo D'Arminio
































Stay tuned!  ;)



Da oggi e fino a Venerdi 7 Marzo 2014, avremo l'occasione di ospitare sul nostro territorio gli studenti dell'ITIS Leonardo Da Vinci di Firenze.

Una grande gioia per il nostro presidio e un grande onore per l'interesse e la fiducia mostrato nei nostri confronti. Sapere che da lontano seguono e apprezzano le nostre iniziative ci gratifica.

Faremo del nostro meglio in questi giorni per far si che sia un'esperienza indimenticabile per tutti gli studenti impegnati da tempo in programmi di cittadinanza attiva.



Stay tuned!  ;)






Il presidente della comunità ebraica di Napoli incontra gli studenti



Il presidente della comunità ebraica di Napoli incontra gli studenti  

Domani, Giovedì 20 Febbraio 2014, grande momento di riflessione per gli studenti degli istituti superiori di Afragola e Casoria.

All'Istituto Tecnico Statale "C.A. Dalla Chiesa", dalle ore 10, sarà ospite Pierluigi Campagnano,  presidente della comunità ebraica di Napoli.Un momento unico e necessario affinchè la commemorazione delle vittime dell'Olocausto non sia relegata esclusivamente nel giorno della Memoria ma avvenga ogni giorno possibile.


L'incontro rientra nelle attività che gli studenti hanno svolto in questi mesi proprio sul tema della Memoria. Insomma, domani si scriverà una bella pagina che merita di essere raccontata.



TERRA DEI FUOCHI: SENATO APPROVA DECRETO, È LEGGE Per Legambiente e Libera


TERRA DEI FUOCHI: SENATO APPROVA DECRETO, È LEGGE


Per Legambiente e Libera l'approvazione definitiva al Senato del decreto legge Terra dei fuochi rappresenta un primo passo importante per il contrasto agli ecomafiosi e traccia concretamente il percorso per tutelare la salute della collettività e salvaguardare l'agricoltura di qualità della Campania. "Molte delle nostre osservazioni - dichiarano le due associazioni - sono state accolte soprattutto in riferimento agli strumenti per la partecipazione ed il coinvolgimento dei cittadini nel processo di monitoraggio e messa in sicurezza dei siti, così come guardiamo favorevolmente all'utilizzo delle somme e dei beni mobili confiscati agli ecomafiosi in Campania per gli interventi di bonifica. Ma il testo, nel passaggio al Senato, poteva essere migliorato cosa che, invece, non è stata fatta. Per rendere più efficace e concreta la procedura di risarcimento e risanamento del danno ambientale si poteva istituire un Superfund nazionale su modello di quello americano. "


Per Legambiente e Libera un punto critico resta quello delle risorse. "Restano, infatti, forti perplessità - aggiungono le due associazioni - sull'utilizzo per le bonifiche di quegli stessi fondi comunitari destinati allo sviluppo della Campania. Sarebbe sicuramente più utile e corretto, non solo per la Terra dei fuochi rendere davvero efficace e concreta la procedura di risanamento e risarcimento del danno ambientale partendo dall'Istituzione di un Fondo Nazionale, su modello del cosiddetto Superfund americano, istituito nel 1980 e finanziato dalle industrie produttrici di rifiuti speciali e pericolosi. In Italia l'istituzione di un fondo nazionale simile, sovvenzionato dal mondo dell'impresa in proporzione alla pericolosità e all'impatto ambientale causato dallo specifico settore produttivo, risolverebbe il problema del reperimento delle risorse finanziarie per la bonifica dei siti inquinati; darebbe vita ad un meccanismo virtuoso con la creazione di nuove professionalità e posti di lavoro; ma soprattutto riuscirebbe a rendere concreto il risanamento ambientale, che fino a oggi sembra una chimera, un sogno irraggiungibile". 

"Continuiamo a ritenere, infine - concludono le due associazioni - che al posto dell'intervento dell'esercito, con i relativi costi, sia necessario rafforzare il più rapidamente possibile tutte le attività di controllo, prevenzione e repressione dei traffici illegali e dei roghi di rifiuti e, allo stesso tempo, quelle  di  monitoraggio e
bonifica, per consentire l'individuazione e la delimitazione dei terreni agricoli e delle falde acquifere contaminate, non più destinabili alle produzioni agroalimentari". 

Nei prossimi mesi Legambiente e Libera vigileranno affinché vengano effettivamente attuate le misure previste dal provvedimento per quanto riguarda il risanamento del territorio, la tutela della salute dei cittadini e la trasparenza delle procedure riguardanti le bonifiche.

Fonte: www.libera.it 6 Febbraio 2014

RAPPORTO UE SU CORRUZIONE. LIBERA: "CONTRO LA CORRUZIONE BISOGNA DIRE BASTA!"


RAPPORTO UE SU CORRUZIONE. LIBERA: "CONTRO LA CORRUZIONE BISOGNA DIRE BASTA!"

"Davanti ai costi della corruzione diretti e indiretti non si deve più tacere. Anche l'Europa ci chiede che la lotta alla corruzione sia una delle priorità per il nostro Paese. Non puo' essere normale la corruzione perche' non è normale una società che ruba a se stessa. E' una tassa occulta che trasforma risorse  pubbliche,  destinate a servizi e opere, in profitti illeciti.  

Come dimostrano le oltre 377 mila firma dei cittadini che hanno sottoscritto la petizione della campagna Riparte il futuro promossa da Libera e Gruppo Abele. E' come se ogni italiano fosse costretto a versare 1.000 euro l'anno  nelle  casse del malaffare e dell'illegalità

La lotta alla corruzione è infatti una priorità non solo etica ma economica: la corruzione è furto di bene comune, furto di diritti e di speranze, di opportunità e di lavoro. Reati diffusi al punto da diventare costume, chiedono non solo leggi all'altezza ma l'impegno di tutti noi a volerle e sostenerle attraverso le scelte e i comportamenti quotidiani. 

La lotta alla corruzione non può fare mai a meno della corresponsabilità. E corresponsabilità, a questo punto, è arrivare in tempi brevi alla approvazione del 416ter ma, prima possibile, a una più generale legge sulla corruzione dotata di quelle misure (confisca dei beni ai corrotti; pene adeguate per "reati civetta" come il falso in bilancio, l'autoriciclaggio, l'evasione fiscale; conflitto d'interessi, trasparenza del sistema sanitario) necessarie per rendere il nostro Paese una comunità dove l'interesse economico coincida finalmente con l'interesse sociale, con la dignità e la libertà di tutti." 

In una nota Libera. Associazioni, nomi e numeri sul primo report della Commissione Ue sulla corruzione in Europa.

Firma contro la corruzione:


Fonte: www.libera.it.it 2 Febbraio 2014

IL RISPETTO DELLA VERITÀ



























IL RISPETTO DELLA VERITÀ


Provo grande amarezza nel vedere com'è stata riportata su un quotidiano una vicenda che riguarda il mio rapporto con Filippo Lazzara. In questi anni mi sono sempre imposto, a fronte di dicerie e cattiverie arrivate da più parti, di tacere per rispetto della fragilità di Filippo. Ora però, anche per il rilievo pubblico che Filippo Lazzara ha inteso fare assumere alla vicenda, credo sia necessario fare chiarezza e sgombrare il campo da molte falsità.

Prima di entrare nel merito, è però necessario delineare il contesto in cui s'inserisce la vicenda. Ormai da quasi cinquant'anni il Gruppo Abele cerca di dare una mano alle persone in difficoltà, senza fare distinzioni né selezioni, tenendo sempre la porta aperta. È una scelta alla quale siamo rimasti fedeli benché non sempre l'accoglienza abbia trovato le migliori condizioni per realizzarsi, a volte per il carattere delle persone, a volte per i nostri limiti a capirle, altre volte ancora per fattori che non dipendono dagli uni o dagli altri ma che fanno semplicemente parte della vita e del suo imprevedibile svolgersi.
Se non si tiene conto di questo è difficile capire l'accaduto senza incorrere in inesattezze, giudizi sommari, ricostruzioni inattendibili o motivate da scopi non propriamente nobili.

Filippo e la compagna Antonietta scrivono una prima volta al Gruppo Abele, a Libera e alla mia attenzione il 17 giugno 2010. Parlano dei loro tentativi, andati a vuoto, di costruirsi un futuro in Sicilia. (...) «Scottati di dare perle ai porci non optiamo per le ghiande ma, da "coppia" che urla nel deserto, invochiamo aiuto tendendovi le mani con la provvidenziale speranza che le prendiate e ci aiutate tirandoci su da voi, non solo metaforicamente ma di fatto... disponibili a tutto pur di farci una famiglia».

Accogliamo l'invocazione di aiuto. Incontro Filippo e Antonietta durante una mia trasferta in Sicilia, e mi offro di cercare una soluzione ai loro problemi. All'inizio di settembre Filippo e Antonietta vengono accolti nella Certosa di Avigliana, la struttura residenziale nella quale il Gruppo svolge le sue attività di formazione, all'epoca ancora in via di completamento dal punto di vista dell'abitabilità, dell'organizzazione del lavoro e del progetto culturale.
Fin da subito, però, iniziano i problemi. Filippo è impulsivo, conflittuale, indisponibile a stabilire un rapporto rispettoso con le persone che lavorano in Certosa, dagli operatori agli operai impegnati nel cantiere. Un giorno arriva a minacciare un muratore colpevole secondo lui di importunare la sua ragazza.
Ma non si tratta solo di diverbi o atteggiamenti aggressivi. Filippo è preda di vere e proprie fissazioni. Più volte i Carabinieri di Avigliana vengono chiamati perché lui assicura di aver visto aggirarsi presenze ostili, un'altra volta è dovuta intervenire una funzionaria della Questura di Torino. Gli allarmi si rivelano sempre infondati.

Vista la situazione, il 7 novembre 2010 Filippo e Antonietta vengono trasferiti a Torino in un appartamento in uso al Gruppo Abele. Di lì a poco, Antonietta verrà regolarmente assunta in uno dei nostri progetti educativi, mentre si continua a cercare per Filippo, dentro o fuori al Gruppo, una collocazione idonea. Ciò nonostante l'atteggiamento da parte sua non cambia.

Me ne rendo conto io stesso il 16 novembre 2010, pochi giorni dopo il trasferimento a Torino, quando ricevo un lungo messaggio nel quale mi rimprovera aspramente di non aver risposto subito a una sua richiesta di colloquio. A colpirmi è però soprattutto il passaggio in cui, rievocando le difficoltà incontrate in Sicilia, scrive di aver «praticato sul campo, come forza civile e sociale, antimafia e giustizia, scottandomi arrabbiandomi. In prima persona e senza ricerca di poltrone effimere ma di opinione opere e coscienza critica! Subendo denigrazioni, alcune cercate da me, per creare il "personaggio" e per "guasconamente" disarmare "o' sistema"». E un altro in cui, parlando della situazione che aveva creato in Certosa, scrive: «tu, anziché verificare in prima persona e/o magari "premiarmi", ascolti chi non ha facoltà di farsi un'idea di me, perché banalmente piccolo di strutto o di pensiero».

Sono segni di un preoccupante egocentrismo, tale da falsare la percezione della realtà. Ma la nostra storia di accoglienza è piena di storie difficili, e come sempre decidiamo di scommettere sulla persona nella speranza che la vita quotidiana e il progressivo coinvolgimento portino a sciogliere nodi e smussare asperità.
Nel caso di Filippo purtroppo non accade. Continuano le pretese, le rimostranze, le ossessioni. 

E nei miei riguardi il tono comincia a farsi minaccioso, come testimoniano diversi sms recuperati dalla memoria di un mio vecchio telefono cellulare.
«A parte stimarti, ti reputo corresponsabile della mia situazione» (sms del 30 gennaio 2011); «Non capisco cosa è successo... ma personalismi, autoritarismi, dittature con me no! A venir su ci ho messo la faccia. Se ce la rimetto io non sarò il solo a rimettercela!». (sempre 30 gennaio 2011); «Hai creduto a gente che non è degna di essere appellata della famiglia dei suini!» (2 marzo 2011).
Con queste premesse, venerdì 4 marzo 2011 arriva un messaggio che anticipa ciò che "bolle in pentola" e che si sarebbe verificato quasi tre anni dopo: «Non ho più niente da perdere, mi dispiace, ma ciò che accadrà non sarà colpa mia, non volevo ciò, ma la colpevole indifferenza è una dichiarazione personale di guerra! E guerra sia! Saluti dalle redazioni di Libero e Padania... ».
All'incontro fissato per il giorno successivo, sabato 5 marzo 2011, Filippo arriva carico di aggressività. La stanchezza e il suo atteggiamento provocatorio mi fanno perdere la calma. Preciso però che non ho "preso a cazzotti" nessuno, come è scritto nell'articolo di "Libero", tantomeno ho dato "pugni in faccia", come invece si dirà nella denuncia ai Carabinieri. L' ho allontanato con molta decisione, come farebbe un fratello maggiore esasperato dall'insolenza del fratello più piccolo.
Il giorno dopo, con lo stesso spirito fraterno con cui avevo posto freno alla sua aggressività, gli scrivo la lettera che ha reso pubblica, nella quale mi scuso con lui, gli faccio notare che quel suo modo di fare non favoriva certo una pacata discussione, gli ribadisco che la Certosa non era il posto più adatto per lui e lo invito a rivederci il sabato successivo per ricostruire insieme un progetto: «senza pretese e con reciproca disponibilità».

Il 7 marzo 2011 Filippo risponde: «La scorza ce l'ho dura!... E poi un po' provocatore lo sono! A volte anche per attirare l'attenzione! Volentieri per sabato alle 18! Speriamo che con il GIORNALE niente accada... Il tuo gesto un po' fragile ti rende più grande e grandissimo nel chiedermi scusa. Chiedo scusa per il caos a te e a quanti in buonafede».

La stessa sera, pero'. si reca al pronto soccorso dell'Ospedale Maria Vittoria di Torino. "Riferisce lesioni" è scritto nei referti. Ma gli stessi referti, in seguito agli esami predisposti (TAC e raggi al ginocchio sinistro) non evidenziano alcun danno.
Il 12 marzo 2011 ci rivediamo alla sede del Gruppo Abele e c'impegniamo insieme a cercare un lavoro a Torino. Nel frattempo, vista la sua fragilità, gli consiglio di essere seguito da uno psicoterapeuta e da un neurologo che lo sorreggano e aiutino nei suoi momenti di difficoltà: Filippo accetta il consiglio.
La ricerca del lavoro non ottiene però i frutti sperati, e allora - anche su consiglio dei medici, convinti che la situazione di Filippo richieda un contesto diverso - mi offro di sostenerlo anche economicamente per il tempo che sarà necessario nel suo ritorno in Sicilia e nella sua ricerca di altre opportunità di vita. I vaglia e bonifici spediti tra la fine di giugno e la fine di ottobre sono lì a dimostrarlo. Non mi pare il comportamento di chi voglia abbandonare una persona, tanto meno fargli «terra bruciata attorno», come è scritto nell'articolo.
Nel luglio del 2011 Filippo e Antonietta tornano in Sicilia, ma prima, il 3 giugno 2011 alle 22.25 (ossia poche ore prima dello scadere dei 90 giorni entro i quali deve essere presentata una denuncia/querela) Filippo si reca alla stazione dei Carabinieri Torino-Monviso di via Valfré per riferire ciò che è avvenuto il 5 marzo 2011. La denuncia/ querela contiene diverse falsità - dai "pugni in faccia" mai ricevuti, all'interruzione del rapporto con la Certosa, "per motivi di ristrutturazione" - e viene prudentemente ritirata nei giorni successivi.

Nel frattempo continuano i messaggi, ma il tono e il linguaggio mutano radicalmente. «Ti ringrazio per il tentativo, per l'ospitalità e per Antonietta. Mi spiace per come è andata, e per certe falsità che ho sentito... Ma tu non c'entri con tutto ciò!» (24 settembre); «Grande Luigi, auguri a te e quanti con te lo passeranno. Auguri anche a tutta la gente che tramite te, Libera e Gruppo Abele, ho conosciuto a Torino, anche quelli con cui non ci si è capiti, anzi soprattutto quelli». (25 dicembre 2011); «Ti voglio bene, sono vero, e ti saluto col cuore!». (17 gennaio 2012).
Per tutto il 2012 seguono altre mail dal tono sempre affettuoso. Incomprensibile è adesso, invece, il diverso atteggiamento di Filippo Lazzara, che da un lato invia mail dai toni concilianti e dall'altro decide di pubblicare quella lettera ormai datata e, direi, "superata" dai fatti, gli stessi fatti a cui ho cercato di dare parola in una ricostruzione motivata dal semplice rispetto della verità. Verità che, a malincuore, mi trovo costretto a difendere anche in sede giudiziaria, non tanto per me stesso ma per la storia di realtà, il Gruppo Abele e Libera, che in questi anni si sono caricate sulle spalle le speranze di tante persone e non meritano di ricevere in cambio insulti.
Che riflessioni s'impongono a questo punto? Credo sostanzialmente due.
La prima riguarda l'etica dell'informazione. Prima di pubblicare - e soprattutto quando le notizie riguardano la vita e i sentimenti delle persone - credo che sia necessario approfondire, capire i fatti nelle loro molteplici sfaccettature, nei loro aspetti spesso contraddittori. Se chi ha scritto quelle cose avesse avuto qualche sano dubbio e avesse sentito tutte le "campane" (magari venendo a verificare di persona come si svolge l'accoglienza al Gruppo Abele e a Libera) si sarebbe reso conto delle difficoltà di Filippo e avrebbe avuto qualche scrupolo prima di amplificare gli aspetti più fragili del suo carattere. Ma qualche scrupolo sarebbe il caso se lo facessero venire anche tutti quelli che, fuori dal mondo dell'informazione, hanno assecondato e strumentalizzato Filippo senza fare nulla di concreto per risolvere le sue difficoltà.
La seconda riflessione riguarda il nostro impegno.
Episodi come questo amareggiano e ti fanno venire la tentazione di diventare più selettivo, più diffidente. In una parola: più avaro. Ma è una tentazione che dura un solo istante. Voglio rassicurare tutti (e anche Filippo, innanzitutto) che il Gruppo Abele e Libera continueranno nella loro attività con la stessa fiducia, disponibilità, voglia di scommettere sulle persone, sulla loro sete di dignità e libertà. Ma anche con la stessa coscienza dei limiti, con gli stessi dubbi fecondi che hanno sempre accompagnato il nostro cammino.
È il nostro "esserci": fare insieme agli altri, facendo dunque anche errori, perché solo chi non fa è impeccabile. Ma sempre mettendoci in gioco, con onestà e passione, senza mai fermarsi alla superficie delle persone e delle cose.

d. Luigi Ciotti

Fonte: www.libera.it  10 Gennaio 2014

IN DIFESA DEL MARESCIALLO GERARDO D'ARMINIO. CONTRO LA RETORICA DA GUAPPARIA E LA DIFFAMAZIONE




IN DIFESA DEL MARESCIALLO GERARDO D'ARMINIO.
CONTRO LA RETORICA DA GUAPPARIA E LA DIFFAMAZIONE

Dalla Redazione del Presidio

La storia di G.D'Arminio
Vittima Innocente
della camorra
CLICCA QUI
Sono passati oggi ben 38 anni dal 5 gennaio del 1976 quando, nella piazza centrale di Afragola (Piazza E. Gianturco ),  veniva ucciso il  Maresciallo Gerardo D’Arminio. 
Quello che accadde quel 5 gennaio  è accertato e ricostruito, ed è importante ricordarlo:  
mentre il maresciallo  stava  comprando una bicicletta  al  figlio Carmine di quattro anni, che aveva per mano,  fu colpito mortalmente da proiettili sparati da una “500” gialla. 



Come riporta anche  la stampa dell’epoca, l’omicidio aveva un significato punitivo,  serviva per porre fine a quella che veniva vista come  l’arroganza dell’intuito del maresciallo che si rendeva pericoloso occupandosi da subito del traffico di tabacco;  ma aveva  anche un  valore simbolico,  ovvero mostrare – attraverso quell’omicidio- il prestigio di certa retorica criminale,  espressione di una sottocultura da “guapperia. 


Comunque sia, quel gesto criminale pose fine alla vita di un padre, e all’avanzamento professionale del maresciallo che aveva lasciato il suo paese natale, Montecorvino Rovella (SA) a vent’anni ed e
ra diventato maresciallo maggiore non per anzianità, ma per meriti acquisiti sul campo.   
Prima a Palermo,  dove da subito si era occupato di Mafia  e poi, negli anni ’70, dei traffici della   “via del tabacco” analizzando connessioni eventuali con i traffici di stupefacenti.


Ormai le organizzazioni criminali, rispetto a quegli anni hanno mutato la retorica, si sono imborghesite e, spesso, sono divenute anche più pervasive  con certa collusione politica. L’invisibilità di certa mafia rende più difficile localizzarla, riconoscerla.  Non hanno più bisogno di impugnare solo le lupare per ottenere potere e consenso.

Lapide di marmo situata ad Afragola
in piazza Gianturco, luogo in cui
fu assassinato il Maresciallo
Gerardo D'Arminio 
Ricordare questa vicenda, oggi, ha quindi un duplice valore.  
Serve sia per ricordare  l’importanza del gesto del maresciallo D’Arminio, assolutamente sconosciuto alla stragrande maggioranza delle nuove generazioni,  proprio perché nella nostra città “smemorata”, non c’è mai stata una vera cultura dell’antimafia, sia per invocare  una dimensione sociale e collettiva dove certi valori democratici  riescano  a decostruire quella sottocultura da guapperia. Cambiare la mentalità è il primo passo per cambiare le cose. Ma serve, soprattutto, oltre che a livello morale, proprio  a livello politico: difendere il simbolo serve per schierarsi,  per prendere posizione!

La stessa retorica criminale  oggi si è imborghesita:  si è trasformata in un sottile tentativo di delegittimazione, di continua diffamazione: far passare l’idea, insomma, che siamo tutti collusi, che tutti condividiamo le stesse strategie criminali, di potere e danaro. E soprattutto che non esista nessuna motivazione di giustizia sociale se non motivata da danaro, invidia, o sete di potere. 

Il presidio di Libera Associazioni,
 Nomi e Numeri Contro le mafie
AFRAGOLA - CASORIA
è  intitolato a Gerardo D'Arminio





Ecco allora , ancora più forte, il compito di combattere questa retorica criminale sia nella versione da guapperia che in quella imborghesita

Il ricordo di Gerardo D’Arminio allora non è soltanto un gesto  passivo, ma attivo: è la testimonianza che una cultura, società, e una mentalità diversa anche ad Afragola è  concretamente possibile.