"Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio, o si fanno la guerra o si mettono d’accordo"

Paolo Borsellino

SPORTELLO SOS GIUSTIZIA

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TRAGEDIA ANNUNCIATA. IL CROLLO DI UN MORRO DI CINTA DI UN BENE CONFISCATO, GRIDA SCANDOLO AD UNO STATO LATITANTE







TRAGEDIA ANNUNCIATA. IL CROLLO DI UN MORRO DI CINTA DI UN BENE CONFISCATO, GRIDA SCANDOLO AD UNO STATO LATITANTE

L'altro giorno è crollato il muro di cinta di un bene confiscato, a causa della pioggia, e nonostante i mille appelli dell'associazione libera, poco è stato fatto dall'amministrazione e dalle autorità competenti, sia a livello di prevenzione e manutenzione che a quello di controllo. Ecco la denuncia dell'associazione.

dalla Redazione del Presidio
 Afragola - Casoria



Tragedia sfiorata ad Afragola, l’altro ieri pomeriggio 21 Gennaio, nei pressi  di Via Arena.
A causa di una pioggia torrenziale è franato un muro di contenimento distruggendo due autovetture parcheggiate. Fortunatamente al momento del crollo non c’era nessun passante ed è stata evitata l’en- nesima vittima innocente
Potrebbe sembrare una scena da terzo mondo e invece, ormai da tempo, in queste zone si è abituati a questo tipo di crolli, al punto che la notizia non ha suscitato neanche l’opportuno sdegno sui media locali.

Quest’immagine è l’ennesimo triste capitolo di una storia senza fine che si perpetua su un territorio massacrato dal disastro urbanistico;  in zone dove la sicurezza è minacciata continuamente dal mancato rispetto di norme e dove purtroppo  la topografia del territorio è disegnata da decenni di un’aggressiva speculazione edilizia che, annodandosi  con interessi politico-criminali,  ha generato questa strutturale situazione di perenne emergenza di sicurezza abitativa. Tale degenerazione è messa in rilievo solo di sfuggita e in modo superficiale dai media, che mostrano un certo interesse alla cosa soltanto quando ci “scappa” il morto, come nel luglio del 2010, quando il crollo di una palazzina in via Calvanese, causò tre vittime
Ma c’è di più. L’episodio in questione racconta anche l’assenza di una cultura della legalità ovvero dell’indifferenza che colpisce trasversalmente la classe politica locale. Quel muro infatti appartiene alla recinzione del perimetro di un bene confiscato alla criminalità e, come tanti altri beni sottratti alla camorra, è stato affidato all’amministrazione comunale perché, ai sensi della Legge 109 del 1996, sia riutilizzato per fini sociali. E questo, come degli altri beni inutilizzati, abbandonati al disfacimento, divenuti discariche a cielo aperto o soggetti ad occupazioni abusive, il Presidio territoriale di Libera Afragola-Casoria lo ha pubblicamente denunciato e documentato anche con foto e filmati in una Manifestazione pubblica organizzata con il Consorzio S.O.L.E. il 12 aprile 2012, alla quale non mancò di intervenire lo stesso vicesindaco di Afragola, dott.Antonio Pannone. A seguito di tale convegno, lo scorso giugno, in un incontro, presso la Casa Comunale promosso dal vicesindaco Pannone, alla presenza di assessori e dirigenti del Comune si comunicava ai referenti di Libera territoriale, provinciale e nazionale (dott. Davide Pati) la convocazione, in tempi brevi di una Conferenza di Servizio onde poter valutare con precisione lo stato di fatto e, attraverso un lavoro sinergico con  le diverse realtà presenti sul territorio, avviare il riutilizzo dei beni confiscati alla camorra. Parole rimaste tali tant’è che, a tutt’oggi, tutto tace!
Il “bene” di Via Arena non è dunque un caso isolato: ad Afragola, come nei territori limitrofi, la  maggior parte dei beni confiscati è abbandonata, trascurata dalle diverse  amministrazioni  e negata alla collettività. Non raramente quei beni vengono occupati abusivamente da persone che, evidentemente, godendo della protezione  dei vecchi proprietari  (i quali, in taluni casi,  si dice, che addirittura continuino a ricevere l’affitto!), abbattono le recinzioni e ignorano i sigilli.
Misfatti che descrivono meglio di cento parole una realtà dove l’assenza di regole, la sottocultura dell’illegalità e il mancato rispetto delle norme civiche mina costantemente la sicurezza dei cittadini, di tutti quei passanti che in quel momento e senza saperlo potevano trovarsi lì, vittime dell’ennesima tragedia annunciata.

Una storia che, alla fine, sembra corrispondere all’interesse delle logiche criminali: “qui lo Stato non c’è!
Difatti, basta andare su quel terreno, nei pressi di  Via Arena (dove è sparito perfino il cartello che lo identificava come bene confiscato!),  per constatare che continua ad essere occupato abusivamente, alla luce del sole, senza che ciò provochi il minimo sdegno: e questo  descrive meglio di qualsiasi parola, l’ennesimo simbolo mancato di legalità, l’ennesimo sfregio ad una città che non  riesce a comprendere che solo attraverso l’affermazione dei diritti costituzionali, che passano attraverso rispetto di quelle norme, si possono scampare quei pericoli.

Il simboloil sigillo rispettato- e quindi la battaglia  in campo sul recupero di beni confiscati alla criminalità,  corrisponde non soltanto alla sicurezza e quindi alla convenienza della collettività, ma è  altresì il primo passo per costruire una coscienza sociale e collettiva che contrasti effettivamente le logiche criminali presenti sul territorio, che si servono degli stessi simboli per imporre il loro potere attraverso un codice di omertà. Per questo, la battaglia sui beni confiscati, è una battaglia fondamentale per la democrazia del nostro Paese, perché è allo stesso tempo una battaglia culturale, sociale, economica e simbolica. E può essere vinta soltanto se tutte le forze  in campo trovano un percorso comune per tracciare la via del riscatto sociale.



Fonte: liberaafragolacasoria.com

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